Nato in Algeria il giorno 1 agosto 1936 come tutti i talenti mostra una passione assai precoce per l'arte che lo porterà alla gloria. L'attrazione per i tessuti e per le passerelle è in lui fortissima e così, al posto di bighellonare o passare il tempo a tirare calci ad un pallone (con il rischio oltretutto di lordarsi i vestiti), si impratichisce con stoffe, tessuti e aghi. Dove? Nientemeno che alla Maison Dior dove, dopo il diploma all'Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture di Parigi, sostituisce il maestro Christian Dior, morto d'infarto in un albergo di Montecatini. Una grande responsabilità, considerando che all'epoca Dior era già "Dior"; ma Yves non si fa intimorire più di tanto.
Si getta a capofitto nel lavoro e nasce così la sua prima collezione, denominata "Trapezio". Ma neanche nei suoi sogni più rosei il giovane stilista poteva sperare che fosse un tale successo, tanto che sulle copertine dei giornali specializzati si parla di lui come enfant prodige. Purtroppo qualcosa di inaspettato arriva ad interrompere l'idillio, a bloccare temporaneamente quella strada in discesa che sembrava ormai senza più ostacoli. La sua patria di origine infatti lo chiama per svolgere il servizio militare: un'interruzione molto grave dei suoi impegni che infatti significherà la fine del suo rapporto con la casa Dior (la maison lo sostituirà con Marc Bohan).
Fortunatamente Yves non si scoraggia, deciso a perseguire la sua vocazione. Torna a Parigi nel 1962 e in un batter d'occhio presenta la prima collezione con il suo nome, caratterizzata dalla scelta di linee stilizzate e molto semplici, prive di fronzoli. Tutti i presenti rimangono colpiti dalla qualità della fattura degli abiti, una particolarità a cui lo stilista francese dedicherà sempre particolare atternzione.
Ma c'è un altro elemento che solleva numerose discussioni sulla collezione Saint Laurent: i pantaloni per donna. Una scelta stilistica che lo pone in quel momento fuori da ogni schema, facendo di lui un vero e proprio rivoluzionario. Yves Saint Laurent riveste la donna, le conferisce nuova dignità e una nuova dimensione di libertà, quella libertà che proviene dal poter scegliere con sicurezza cosa indossare. Senza dimenticare i suoi meravigliosi tailleur, vicini al modello di Chanel.
Gli anni che verranno non saranno altro che gli anni della consacrazione definitiva. Ossessionato dal lavoro e tendenzialmente introverso (se non misantropo), questo genio della moda ha posto in essere una serie impressionante di operazioni innovative, molte delle quali ispirate dalla sua grande cultura.
Nel 1965, per esempio, trasforma il vinile in tessuto per impermeabili dal taglio rigoroso, ispirati a Mondrian. Nel 1966 crea abiti dall'aria pop art. La collezione per l'autunno inverno 1971-72 ha abiti in taffettà che si rifanno alle opere di Marcel Proust. I balletti russi sono lo spunto per la collezione del 1976 che il New York Times definisce "rivoluzionaria, destinata a cambiare il corso della moda." Nel 1979 disegna rifacendosi a Picasso e nel 1981 a Matisse, senza dimenticare il mondo arabo di origine, a cui lo stilista francese ha sempre guardato, lasciandosi profondamente influenzare.
Nel 1966 dà vita finalmente anche ad una linea di prêt-à-porter e, nel 1972 ad una linea di cosmetici e di profumi, anch'esse baciate da gran successo.
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